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Energia, F. Bulfarini
Testo critico di Franco Bulfarini (critico, artista)

L’indagine estetica, propria della fotografia d’ambiente può rendere l’intima essenza di luoghi, edifici, aree urbane cittadine e non, di volta in volta fatte oggetto d’indagine speculativa. Silvano Piccinini coglie la tavolozza cromatica propria di ogni città e veduta, facendo uso della macchina fotografica come il pittore fa del pennello, scatta le sue immagini al declinare del sole, ove la notte avanzando svela le sue luci ed il suo mistero. Attraverso tali luci ed inediti percorsi visivi, Silvano intende rendere al meglio i fremiti e le passioni proprie dell’animo umano. Piccinini con i suoi scatti notturni, fiammeggianti e ricchi di energia ci declina un cosmo urbano ed extraurbano che è distillato di incessanti traslazioni fra esseri, attraverso le tecnologie che sono leva portante dell’attuale modo di concepire l’essenza del vivere moderno.

Tutto si esplica e si comprende attraverso cavi, linee, onde che prendono la loro forza dai mille strumenti del vivere moderno: computer, cellulari, laser, sensori, fotocellule, satelliti … . Un mondo nuovo che ci pervade e sfugge alle normali regole visive palpabili dall’occhio e dalla mente. Questo è l’inedito cuore del mondo, quello che nell’energia trova la ragione di essere. Il nostro artista esprime il nuovo, che è l’oggi, con uso di vibranti perturbazioni ottiche che indagano sul senso stesso del nostro esistere.

Le foto per Piccinini non hanno valore di descrizione in se, ma d’espressione. Solo alcuni scatti ben selezionati troveranno approdo nella stampa, quelli che l’artista sentirà come esplicazione effettiva dell’energia espressa nella vita contemporanea. La ricerca va oltre il muro della coscienza comune, infatti non si deve limitare ad esplicare il valore del sentimento estetico, ma guidarci attraverso il magnetismo, attraverso le pulsazioni radiose, per rileggere la portata innovativa di un mondo tecnologico che ci domina, ma che pure ci spinge verso nuove mete alla velocità della luce.

Piccinini ci dice con le sue immagini che non possiamo limitarci alla mera visione dell’incarnato esterno che la civiltà produce, ma che dobbiamo renderci conto e prendere consapevolezza della sua intima essenza. Egli suggellando un’idea incanala le forme, le architetture, rende il tutto con un giusto senso di equilibrio colto fra movimento e velocità.

Potremmo dire che Piccinini incarni un ruolo a lui congegnale di traduttore ed abile interprete delle vibrazioni e perturbazioni luminose, per svelare il fremere incessante della vita, riletta nei nuovi percorsi tecnologici, dedotta da quello che potremmo definire un pulviscolo esistenziale, che ne è l’essenza.